Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe
29-12-2013 Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe di don Fabio Pieroni
Mt 2,13-23
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”. Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: “Dall’Egitto ho chiamato il mio figlio”. Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: “Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nel paese d’Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino”. Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d’Israele. Avendo però saputo che era re della Giudea Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: “Sarà chiamato Nazareno”.
Nel Vangelo di Matteo non c’è il racconto dell’annunciazione a Maria, bensì quello dell’annunciazione a Giuseppe. Tutti i racconti evangelici sulla vita di Giuseppe ci fanno presente che Dio parla a Giuseppe sempre nel sogno. Abbiamo scoperto che quando Giuseppe viene a sapere che Maria è incinta per opera dello Spirito Santo, va in crisi grave, è sconcertato, però capisce che Maria non può convincerlo, non può dare molte spiegazioni, quindi è lui a dover valutare quanto sta accadendo e fare la sua scelta. Nel sogno un angelo gli dice: non temere di prendere con te Maria, perché quello che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
Il sonno, durante il quale Giuseppe coglie questo messaggio, è una dimensione in cui una persona è totalmente sola, è una dimensione profonda dell’esistenza, un livello che noi spesso non riusciamo a raggiungere, perché siamo distratti, ci alieniamo, ci stordiamo. E’ la dimensione in cui Dio parla, in cui tu parli con Dio e Dio parla con te. Nel vangelo di Matteo si raccontano quattro sogni che riguardano Giuseppe, perché Dio gli parla sempre secondo questa modalità; Giuseppe nel vangelo non pronuncia neanche una parola. Questo è un primo aspetto da sottolineare.
Il secondo è che questo vangelo ci dice come tutta la vita di Giuseppe e Maria sia condizionata da Gesù. L’unica cosa fondamentale per loro è non perdere Gesù, far crescere Gesù, costi quel che costi: se c’è da andare in Egitto, andiamo in Egitto, anche se non sappiamo per quanto tempo dovremo rimanerci, e poi bisognerà tornare in Israele, ma non si può tornare a Betlemme, bisogna tornare in quel posto orribile che si chiama Nazaret… Ogni volta, non appena l’angelo dice qualcosa, Giuseppe si alza e porta avanti questa famiglia. Giuseppe si riferisce sempre alla profezia, a tutta la storia di Israele perché questa storia di Israele è per lui un parametro per capire che cosa stia succedendo alla sua vita. La Parola di Dio è parametro fondamentale per raccapezzarci nella complessità, nell’assurdità della nostra esistenza. Se uno non conosce la Scrittura si perde, non ha più la cartina geografica, non sa più orientarsi. Giuseppe era un uomo che apparteneva alla tradizione di Israele, come dice la lettera ai Colossesi: La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali. (Col 3,16)
Vediamo come tutto questo abbia a che fare con la nostra vita. Noi dobbiamo imparare ad entrare nel profondo, sapendo che non possiamo governare la nostra vita a partire da un nostro progetto: ti sposi, poi fai un maschietto e una femminuccia, ti compri casa, una bella macchina, e poi … Chi ragiona così è un bambino, una persona capricciosa che deve portare avanti il suo programma a tutti i costi e se non lo realizza va mille pezzi.
Lo stile di Giuseppe è di tutt’altro genere, è lo stile di chi entra in questo profondo e fa la scelta giusta al momento giusto, non sapendo dove quella scelta lo porterà, non sapendo cosa accadrà, ma sapendo di essere in comunione con Dio, in comunione con Cristo. Bisogna non perdere questa sintonia, anche quando non capiamo dove stiamo andando. Attenzione! Questo non è andare allo sbaraglio! E’ entrare nei fatti della vita, a volte nella notte della fede, nell’assurdo, nel sonno; in questa profondità io posso parlare con Dio, attraverso degli angeli. E’ fondamentale avere la capacità di stare al passo di Dio, la forza di stare dentro un progetto che io non conosco, che forse piano piano scoprirò, o che forse capirò soltanto in Cielo, ma avendo la garanzia che mi sto muovendo secondo una sapienza che non è il mio capriccio.
Per imparare a vivere così è necessario frequentare la parrocchia, alimentandomi abbondantemente della Parola di Dio, imparando che cosa sono i salmi, avendo quella capacità relazionale che si apprende nella fraternità, e con il contatto con i sacerdoti e i catechisti. San Paolo ci ha dato nella seconda lettura qualche pennellata veloce: le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore… i mariti devono amare le loro mogli come Cristo ha amato la Chiesa… I figli devono obbedire ai genitori in tutto … i padri non dovrebbero inasprire i loro figli… c’è tutta una modalità di relazionarci agli altri che si apprende nella parrocchia, nella Chiesa, perché la famiglia è una Chiesa in miniatura che riproduce piano piano certi stili di vita, un certo modo di ragionare che non è quello del mondo, non è quello delle soap opera, non è quello delle nostre fantasie. La Parola va allora assimilata costantemente, per poterne capire il contenuto, il significato profondo. Per esempio cosa significa l’affermazione: “voi mogli siate sottomesse ai vostri mariti”? Perché San Paolo dice questo? Perché è una cosa fondamentale che una moglie valorizzi il proprio uomo, perché gli uomini piano piano svaniscono, e hanno bisogno di qualcuno che li sorregga. Sottomettere significa stare sotto per sostenere: dai, sei in gamba! Se noi non garantiamo che Cristo rimanga dentro le nostre relazioni, le nostre famiglie vanno in frantumi. E’ difficilissimo stare dentro una famiglia, crescere come marito, crescere come moglie, non è che una persona si sposa ed è già marito… deve diventare un marito!
Tutti dobbiamo avere questa dimensione del sonno, del profondo, della relazione diretta con Dio, perché Dio parla con tutti noi! Parla pure con te! Ti suggerisce dei passi da fare, che a volte sono facili, a volte difficilissimi, a volte ti sembrano impossibili, e ti portano a chiederti: ma se faccio questo che cosa accadrà? Non lo so! Non lo sa nessuno! Tu devi sapere solamente che stai facendo quel passo avanti. A volte si apre un mondo facile, a volte la situazione si complica, altre volte tutto sembra precipitare. Ma questa è la vita cristiana! La nostra vita è un grande mistero da portare avanti con la presenza di Dio. Dio si fa trovare: manda gli angeli, che possono anche essere delle intuizioni, sempre da verificare e approfondire dentro la parrocchia, perché la parrocchia è funzionale alla famiglia e viceversa.